Matrimonio, “singletudine” o sociopatia?

Ferma restando l’assoluta libertà di ciascuno nell’autodeterminarsi la vita sentimentale (e sessuale), considerati gli impedimenti di natura pratica che possono remare contro la decisione di contrarre Matrimonio o Unione Civile, nel corso della mia esistenza ho incontrato tante tipologie di “nubendi” (io stesso ne ho fatto allegramente parte).

Ci sono gli sposi felici, generalmente caratterizzati da una sobrietà sconcertante, di cui non parlerò (li riconoscete perché al posto dello stress li segue una valanga di sorrisi. Sono l’emblema della discrezione di un sentimento che nasce e cresce con loro: non invade ma pervade ogni cosa).

Vale tuttavia la pena parlare degli altri:

MATRIMONIO, “SINGLETUDINE” O SOCIOPATIA?, un articolo su www.matteotuveri.it

la coppia di fidanzati eterni (lui & lei, lei & lei o lui & lui, poco importa): quelli che gli va bene essere presenti uno alle feste di famiglia dell’altro, compresi gli anniversari della zia anziana di uno dei due, ma che al momento di optare per un “Si” producono scuse degne di nota, non ultima la fatidica “non abbiamo i soldi“. Guai a far loro notare che il matrimonio non pretende più di poche centinaia di euro (non più dell’affitto di sdraio e ombrellone in spiaggia) e che la legge italiana – non ci crederete mai – permette di tutelare il coniuge anche senza bomboniere e senza giocare a Lady Oscar con un vestito da venticinquemila euro. Non ricordate a questa coppia che un bel vestito può costare davvero poco, che le foto possono anche essere fatte se il fotografo non si chiama Helmut Newton e che è inutile invitare alla propria unione gli amici delle elementari di cui nemmeno si ricorda la faccia. Avrete comunque come risposta “ma io lo sognavo così”. Ecco perché non lo faranno mai, perché lo sognano in un modo e, si sa, fra il sognare e il realizzare c’è di mezzo la scusa.

Poi abbiamo quelli che “l’ho fatto io e lo devi fare anche tu“, di pari passo con quelli “poichè è andata male a me, andrà male a tutti“. Da un lato sposi stressati, pieni di zii e cugini da 67,00 Euro a cranio per il ristorante, futuri genitori che figliano perchè è dovere farlo e che lo raccomandano a tutti (praticamente psicopatici logorroici e con le occhiaie, li riconoscete a prima vista) e dall’altra persone alle quali è andata male una relazione di lunga data che, presi da empirico pessimismo, pensano che le coppie felici non esistano senza soffermarsi sul semplice fatto che non sia toccata a loro la fortuna (un po’ la storia della volpe e l’uva).

In mezzo le mille spose cotonate, ingioiellate e addobbate come alberi di Natale che gridano vendetta al senso estetico, quelli che “la mia unione è un evento” e allestiscono il campetto dietro casa cercando di ingaggiare gli organizzatori del Pride di Tel Aviv, quelli che “abbiamo affittato la carrozza” e quelli della foto con pose alla Kim Kardashian con lo sfondo della cameretta a ponte di Mondo Convenienza. Le stesse foto le posteranno con cadenza regolare sui Social Network (tranquilli che non potrete evitarle per i prossimi sedici anni, poi saranno sostituite dalle foto del Bimby).

MATRIMONIO, “SINGLETUDINE” O SOCIOPATIA?, un articolo su www.matteotuveri.it

Infine il ricevimento (è quasi fatta, un respirone e via!): tuniche improbabili, capellini pretenziosi, polpacci orribili, unghie cromate come automobili, cravatte dai nodi ardimentosi e discorsi tendenziosi. Fiori ovunque, riti della luce, della luna, benedizioni papali, coccarde e cornucopie.

Ma quando il lieto evento?” sussurra la plurimamma alla serena single, mentre il marito si gratta la barba ricordando quando i figli non c’erano e la sorella lesbica alza gli occhi al cielo pensando alla sua Unione Civile (“forse qualche zia la cancelliamo dalla lista, che dici?“, sussurra alla compagna che guarda spaventata il cafonissimo taglio della cravatta).

La zia osserva di sguincio con invidia la nipote pensando alla figlia ancora “solo” fidanzata, mentre la mamma della sposa ricorda alla figlia: “l’hai già cambiato lo status su Facebook?”.

Ed è così che l’Italia si compone di infinite sfumature, ognuno scelga la sua: importante divertirsi (e tutelarsi).