La polemica genera mostri

Ogni volta che un dramma si abbatte su una parte di popolazione (mondiale, nazionale poco importa) maturano i frutti della polemica e della manipolazione (politica, sociale, religiosa, fate voi).

Ora è di moda contrapporre gli aiuti ai terremotati con gli altri campi della vita sociale e politica:«perchè non dai aiuto ai terremotati invece di perdere tempo con la legge sulle banche o sul fine vita?»,«perchè non aiuti quelli che stanno sotto la neve, invece di aiutare gli immigrati?». Peccato che una cosa non escluda l’altra e che, soprattutto, le azioni, e i relativi soldi stanziati, ricadano su differenti voci di spesa. Non è necessario annullare il Festival di Sanremo per organizzare gli aiuti ai terremotati, non è necessario rinnegare i Diritti Civili sanciti dalle Unioni Civili per riconoscere altri sancrosanti diritti; l’ho sempre detto: i diritti funzionano come i regali a Natale, più ce ne sono e meglio è (si aggiungono, non si tolgono).

Contrapporre Diritti – il diritto a ricevere soccorso contro quello a unirsi civilmente, il diritto ad avere una casa contro quello di essere accolto se sei in fuga da un paese in guerra, il diritto di non patire il freddo in una roulotte contro quello di poter morire in pace dopo sedici anni di coma senza vie d’uscita – è il primo segno di un abbrutimento e un degrado morale, e psicologico, degno della peggiore società. Tale peggiore società, dunque, trova la sua massima espressione nei social network, nella cultura-spazzatura di certa TV e alcune correnti politiche o estremismi religiosi: facile prendere l’ignoranza della gente, farne una bella polpetta insieme alle loro paure e insicurezze, e farla mangiare alle masse attraverso un link, un post di facebook o una battuta televisiva.

Facile iniettare piano piano il veleno del risentimento verso “altri”, nascondendo in questo modo le difficoltà oggettive, la disorganizzazione ormai endemica e il nichilismo decisionale e politico. Facile fare di tutta l’erba un fascio, di quelli con la F maiuscola, e propinarlo agli increduli e delusi come la vera soluzione al problema. Facile assentarsi dai banchi parlamentari e poi gridare contro le decisioni sbagliate, facile uscire dalle aule del legislatore e poi dire che non si è d’accordo.

Si contrappone tutto: il bianco al nero, il ricco al povero, il disoccupato all’occupato, il gay all’etero, il maschio alla femmina e persino il gatto al cane, convinti di una superiorità ipotetica sul presupposto “avversario”, senza rendersi conto che gli unici a trarre profitto da una continua polemica e una continua contrapposizione sono coloro che effettivamente le polemiche le cavalcano. Perchè dalla confusione nasce il mostro che può cavalcare insoddisfazione e rabbia contro lo stato di diritto che risulta l’unico, fino ad ora, ad averci garantito un po’ di pace dopo i grandi conflitti del Novecento.


Immagine: marcellomigliosi1956, CC0 Public Domain