“Frastimus”. Ad ognuno il suo: da Geppi Cucciari a Rossella Faa.

La maledizione, si sa, è un’arma potente. Ne sa qualcosa Harry Potter, e di sicuro ognuno di noi vorrebbe averne un paio a disposizione per le “emergenze”. In Sardegna, crocevia di razze, culture e influenze, esse assumono la funzione catartica di una preghiera: con esse ci si sfoga, ci si difende, si ride o semplicemente ci si sciacqua la bocca.
I “frastimus” (ma anche frastimos o irrocos, nella versione più strutturata), si cui si soffermò anche Grazia Deledda, viaggiano pericolosamente – per chi li riceve – fra i Salmi imprecatori e la iettatura comune.

Chi scrive usa spesso “Mancai fezzasta s’andada e su fumu e sa torrada de s’Andrea Doria” (Che tu possa andartene via come il fumo e ritornare come l’Andrea Doria – n.d.r.), augurando così al malcapitato una veloce ritirata, mentre il classico “S’arrisu de s’arenada, arrutta a terra e squartarada” (il sorriso della melagrana, che cade a terra e si spacca – n.d.r.), tende a far spegnere il sorriso di chiunque lo usi in modo improprio. Spesso si dicono alle spalle ma l’ideale è pronunciarle “a facc’e pari” (dritto negli occhi -n.d.r.) perché il contatto visivo, come se bene Hermione Granger, aiuta la riuscita.

Da Geppi Cucciari a Rossella Faa. A ognuno il suo “frastimo”

Rossella Faa, musicista e compositrice attualmente in tour con il suo “Baa-Bà and More”, ci ha confidato: “ne ho diversi di frastimi, ma il mio preferito (in questo periodo) è: ‘chi ti pìghidi una dì de pappingiu in paneri, po donnia frastimu ca mi as ghettàu’. (che ti venga una giornata di prurito nel sedere per ogni frastimo che mi hai mandato). Lo so, non è molto fine – confida – ma un frastimo è un frastimo!”

Noi non possiamo darle torto e di certo non possiamo dare torto nemmeno allo scrittoreEmanuele Cioglia, autore di MutaMorfosi (Condaghes), che ci ha detto: “mio padre ci ha insegnato: ‘Squartarau siasta!’ Lo diceva ai motociclisti chiassosi”. Un haiku della maledizione.

Le LucidoSottile, al secolo Tiziana Troja e Michela Sale Musio, da anni ormai sulla scena più irriverente e profonda del teatro e della performing art del Capoluogo, rivelano un “frastimo” legato a un loro spettacolo: “è tratto da ‘In Su Chelu Siat’, la versione in lingua sarda e spagnolo del nostro censuratissimo ‘Holy Peep Show’. La più alta carica ecclesiastica nel ruolo di Mangiafoco tuonava ai suoi fedeli burattini : ‘Ancu t’agattinti spistidau, mortu e scroxiau!’ (che ti possano ritrovare sfracellato, morto e scorticato – n.d.r.)”.

A concludere, l’attrice e conduttrice Geppi Cucciari che dal suo account social ci comunica: “Sa canna chi ti ch’essada”. Abbreviato anche in semplice ‘sa canna’. Che tradotto letteralmente evoca immagini terribili ma che nella sua forma contratta si limita a esprimere stupore, sorpresa e sconcerto”.

A ognuno il suo “frastimo”, basta dirlo!